Il tema del passaggio generazionale e delle imprese familiari è al centro di un dibattito attuale e di sicuro interesse perché coinvolge buona parte dell’economia italiana, soprattutto il Nord Est.
Alcuni dati: il 65% delle aziende con fatturato superiore ai 20 milioni di euro è costituito da aziende familiari, che si stima siano circa 784mila e influiscano sul Pil per quasi l’80% dando occupazione al 75% della forza lavoro (fonte Ernst & Young). Solo il 35% di tali aziende, senza manager o capitali esterni, mantiene la stessa proprietà dalla prima alla seconda generazione, mentre la percentuale scende al 15% dalla seconda alla terza.
La crisi di questi ultimi anni ha posto per molti imprenditori il problema della successione, del rafforzamento patrimoniale e della solidità aziendale se si pensa che oggi il 23% dei leader di aziende familiari ha più di 70 anni e le aziende guidate dagli ultrasettantenni mostrano performance reddituali inferiori rispetto alle altre. “Le aziende familiari sono di fronte a cambiamenti radicali, spinti dalla rivoluzione digitale che sta sconvolgendo i modelli di produzione, i rapporti con i clienti e la gestione delle persone, commenta Donato Jacovone, Amministratore Delegato di EY Italia. In futuro ci sarà sempre più bisogno di un ambiente aziendale che sappia coniugare la spinta innovativa del digitale con i valori fondanti della propria impresa, aprendosi anche a collaborazioni sinergiche e multidisciplinari per dare origine a nuovi modelli di sviluppo. Le nuove generazioni possono aiutare, facilitare e spingere questo cambiamento, indispensabile per continuare a crescere. La coesione familiare resta indubbiamente un elemento chiave per il successo, come sottolineato da recenti indagini EY sulle maggiori aziende di grandi dimensioni a livello internazionale: il 76% degli intervistati si identifica nel proprio brand come azienda familiare e il 90% ha regolarmente meeting per affrontare criticità e opportunità; valorizzare quindi la tradizione adottando i nuovi processi è la strada che le nostre PMI devono seguire per continuare a crescere e competere”.
Come comportarsi allora? Il tema è particolarmente delicato perché riguarda non solo trasferimenti di quote e cariche ma soprattutto un patrimonio di competenze aziendali. Tale processo risulta particolarmente complesso perché molte risorse devono cambiare la propria forma mentis, cambiare ruolo e “trasmettere” le proprie conoscenze ad altri. Il rischio più forte è che il passaggio non avvenga, determinando così l’interruzione dell’ attività imprenditoriale; criticità però possono nascere anche dal semplice confronto- scontro di punti di vista diversi rispetto alle scelte strategiche da adottare a causa della diversa visione e cultura di chi è in azienda da anni e per questo più abituato all’operatività e all’accentramento delle responsabilità. Le opportunità sono però considerevoli sia sul fronte strategico che su quello manageriale e finanziario. La ridefinizione o redistribuzione delle responsabilità gestionali o delle quote azionarie con la costituzione per tempo di un patto legale della famiglia scritto che stabilisca le regole legali, dalla gestione di potenziali conflitti alle retribuzioni dei membri di famiglia impegnati nell'impresa, dall'erogazione dei dividendi alla creazione di holding familiari all'eventuale istituzione di trust o fondazioni, rappresentano oramai un fattore chiave di successo. Non meno importante potrebbe essere poi l’acquisizione di nuove competenze gestionali attraverso la nomina di un manager che integri le competenze dell’imprenditore e lo accompagni nella transizione, salvaguardando allo stesso modo i posti di lavoro per i dipendenti strategici: una figura non aziendale competente, senza pregiudizi e con una visione strategica: il commercialista può avere un ruolo fondamentale in questo senso, soprattutto per le PMI. Dal punto di vista finanziario poi, sarebbe consigliabile evitare un indebitamento dell'azienda per eventuali liquidazioni di soci membri della famiglia o peggio, la frammentazione della proprietà; le banche, senza scartare aprioristicamente l'idea di appoggiarsi ad un fondo, sanno da questo punto di vista ideare sistemi di finanziamento che non pregiudicano l'attività aziendale.
Appare evidente quindi che il “cambiamento” è oggi un requisito necessario per sopravvivere in un contesto competitivo in continua evoluzione, favorendo l’innovazione e nuovi modelli di business. Diventa per questo necessario pianificare la successione per tempo e gestirla in modo strategico, evitando che gli imprenditori si trovino da soli ad affrontare tale processo per permettere all’impresa di competere e crescere con successo.